5 errori comuni che spiegano perché i progetti IoT falliscono
Perché i progetti IoT falliscono? Negli ultimi anni l’Internet of Things è passato dall’essere un trend di nicchia a un pilastro dell’innovazione. Eppure, secondo stime diffuse nel settore, tra il 60% e il 70% dei progetti IoT non supera la fase pilota. Questo accade non perché la tecnologia non sia pronta, ma perché spesso i progetti non lo sono: iniziano con entusiasmo e si arenano quando devono scalare, integrarsi o dimostrare un ritorno economico reale.
Se ci chiediamo perché i progetti IoT falliscono, la risposta non risiede quasi mai in un singolo problema tecnico. La maggior parte degli insuccessi nasce da errori ricorrenti: obiettivi indefiniti, scarsa integrazione con i sistemi esistenti, poca attenzione alla sicurezza o assenza di un modello di business sostenibile. Comprenderli è il primo passo per evitare che l’IoT resti una promessa incompiuta.
Partire dalla tecnologia invece che dal problema
Molte iniziative IoT nascono sull’onda dell’entusiasmo o per seguire un trend, senza un caso d’uso chiaramente definito. Questo slancio iniziale però rischia di trasformarsi rapidamente in un vicolo cieco quando le scelte tecnologiche vengono fatte prima di aver capito quale problema si vuole realmente risolvere. Ecco perché i progetti IoT falliscono: senza una definizione chiara del caso d’uso, gli sforzi si concentrano sulla sperimentazione di dispositivi e protocolli, producendo spesso dati non rilevanti o difficili da interpretare.
L’IoT, invece, dovrebbe essere un mezzo per ottenere un impatto misurabile sui processi: ridurre tempi, migliorare la qualità, aumentare la sicurezza o abilitare nuovi servizi. Quando la tecnologia guida il progetto, il rischio è di perdere di vista l’obiettivo e costruire soluzioni eleganti ma poco utili. La direzione corretta è opposta: partire da un’esigenza concreta e lasciare che sia questa a determinare architetture, componenti e strumenti.
Perché i progetti IoT falliscono senza integrare i sistemi aziendali
Un prototipo IoT può funzionare perfettamente in laboratorio o su piccola scala, ma è solo quando entra nell’infrastruttura reale di un’azienda che rivela la sua vera complessità. Integrare dispositivi e piattaforme a sistemi esistenti, database storici o applicazioni verticali richiede un lavoro spesso sottovalutato. Ogni azienda ha un proprio ecosistema interno sviluppato negli anni, con standard propri, processi consolidati e talvolta anche tecnologie datate: integrarvi una soluzione IoT significa affrontare problemi di interoperabilità, gestione dei dati, sincronizzazione e sicurezza.
Quando l’integrazione non è stata prevista già in fase di progettazione, il risultato è un sistema che resta isolato, incapace di dialogare con gli strumenti che guidano le decisioni operative. L’IoT, così, rischia di diventare un ostacolo invece che una fonte di valore. Considerare l’integrazione come parte costitutiva del progetto, e non come un’attività finale, è uno dei fattori che più incidono sulla possibilità di scalare.
Considerare sicurezza e privacy come optional
Nelle prime fasi di sviluppo, la pressione per ottenere un prototipo funzionante porta molte aziende a trascurare la sicurezza. Password predefinite, firmware non aggiornabili, protocolli non cifrati o accessi non controllati vengono considerati problemi secondari, rimandati al momento della scalabilità. Questo rappresenta un altro motivo del perché i progetti IoT falliscono: lo sviluppo procede su fondamenta fragili, e quando arriva il momento di implementare la soluzione IoT nei processi aziendali emergono rischi che richiedono interventi complessi, costosi e talvolta invasivi.
La sicurezza, nell’IoT, non riguarda solo la protezione del cloud o della rete: coinvolge l’intero ciclo di vita del dispositivo e dei dati, dal firmware alla gestione delle identità, dall’autenticazione in campo alla conformità con norme come GDPR. Trascurarla significa esporsi a vulnerabilità potenzialmente critiche e rendere più difficile qualsiasi evoluzione futura. Un progetto IoT maturo considera la security un requisito di base, non un elemento accessorio.
Perché i progetti IoT falliscono senza un modello di business solido
Molte iniziative IoT si arenano perché, pur essendo tecnologicamente funzionanti, non riescono a dimostrare un ritorno economico chiaro. Spesso si raccolgono dati senza avere un piano su come verranno utilizzati, quale valore genereranno e quale impatto avranno sui processi. In altri casi, il progetto viene avviato con una stima ottimistica dei costi, senza considerare elementi come connettività, storage, manutenzione, assistenza in campo, licenze software o aggiornamenti nel tempo. Quando questi fattori emergono, il costo totale cresce rapidamente e il progetto perde sostenibilità.
Definire un modello di business non significa solo calcolare costi e benefici, ma anche comprendere come il servizio si integrerà nel flusso operativo, quali nuove opportunità aprirà e come potrà scalare nel tempo. L’IoT è un investimento che deve dimostrare vantaggi concreti: senza un piano economico solido, anche la migliore tecnologia finisce per restare un esperimento.
Mancanza di competenze e governance del progetto
L’IoT richiede una combinazione di competenze raramente presenti in un singolo team: hardware, firmware, reti, cloud, software applicativo, sicurezza, analisi dei dati, processi industriali. Quando un progetto viene affidato a un gruppo troppo ristretto o non coordinato, il risultato è spesso una serie di componenti che funzionano singolarmente ma non convergono in una soluzione coerente. Anche questa situazione rappresenta uno dei motivi più comuni del perché i progetti IoT falliscono: la mancanza di governance porta a scelte non allineate, implementazioni ridondanti, problemi di qualità dei dati e difficoltà nel mantenere la soluzione nel tempo.
Anche un progetto ben avviato rischia di perdere slancio se non esiste un regista che definisca priorità, responsabilità e standard comuni. Le aziende più mature affrontano l’IoT come un percorso continuo, con ruoli dedicati, competenze trasversali oppure affidandosi a un partner esterno, con più esperienza e competenza nel settore. Senza questi accorgimenti, l’IoT fatica a diventare un asset strategico.
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Per noi un progetto IoT di successo non nasce dalla tecnologia, ma dalla capacità di leggere a fondo il contesto in cui verrà applicato. L’esperienza pregressa ci ha insegnato che il vero valore emerge solo quando si affronta il percorso in modo completo: dalla comprensione del problema fino alla gestione operativa della soluzione. Per questo lavoriamo a stretto contatto con le aziende lungo ogni fase del processo, combinando competenze hardware, firmware, cloud, dati e cybersecurity
Il nostro approccio si fonda su alcuni principi semplici ma essenziali:
- concretezza: ogni progetto deve nascere da un obiettivo misurabile, non dal desiderio di sperimentare nuove tecnologie;
- sicurezza: seguiamo un approccio secure-by-design e secure-by-default, adottiamo le pratiche e gli standard più recenti in ambito cybersecurity e manteniamo una conformità costante alle normative del settore;
- semplicità: gestiamo l’intera complessità tecnologica affinché l’IoT diventi semplice da adottare e immediato da sfruttare. Questo permette alle aziende di concentrarsi sui benefici e sul valore aggiunto, non sugli aspetti tecnici.
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